Il mio nome è Luigi, sono nato nel 1944 e sono stato tra i fortunati figli spirituali (ma anche materiali visto che ci ha sfamati!) di Padre Marella dai tre ai trent’anni.
Ricordo che quando avevo circa dieci anni, e come tutti i ragazzi dell’Opera facevo il chierichetto, rimasi profondamente colpito dalla passione e dal dolore che esprimeva il Padre quando alzava al cielo l’Ostia e il vino per la consacrazione.
Questo è stato l’unico momento in cui l’ho visto esprimere – quasi sfogare – le sofferenze, le fatiche e le frustrazioni terrene che non confidava a nessuno, se non al suo confessore. Avevo proprio l’impressione che fosse alla ricerca di un aiuto divino per i suoi bisognosi.
…ma il Padre sapeva essere anche severo, eh. Mi torna in mente il giorno in cui un ragazzo della comunità combinò una marachella… che poi definirla marachella era un eufemismo… era stata abbastanza grave; il Padre per punizione mandò tutti a dormire , anche se era pomeriggio, ma non prima di aver “parcheggiato” un sonoro schiaffo sulla piccola canaglia. Erano poi altri tempi, eh!
Quello che ha fatto questo uomo ha dell’incredibile e ciò che mi ha trasmesso attraverso la preghiera e l’educazione mi è stato fondamentale nella vita. Non potrò mai dimenticarlo, nè ringraziarlo abbastanza.
I valori in cui Padre Marella credeva fortemente erano la costante ricerca della consapevolezza di una relazione vera tra l’uomo e Dio e le relazioni tra gli uomini stessi.
Questa continua ricerca è divenuta per me naturale e mi ha portato, dopo tante professioni, alla scelta di fare il fisioterapista come possibilità di aiutare le persone, prima ancora di una professionalità e materialità, che sono poi maturate fisiologicamente nel tempo. Materialità che è divenuta l’aspetto dominante del mondo contemporaneo, ma su cui dovremmo interrogarci per ridimensionarla in funzione di una sempre più profonda e sentita relazione con Dio, con gli uomini e con la natura.
Luigi Cattani
(foto di Fabio Tolomelli)