Tutti i bolognesi conoscono e amano “l’Angolo di padre Marella”.
Negli anni Cinquanta e Sessanta, in questo angolo nel cuore del centro storico – tra via Caprarie e via Drapperie – padre Marella si sedeva su uno sgabello con il cappello in mano, chiedendo l’elemosina per poter comprare da mangiare ai tanti bambini orfani che accoglieva. Lo si trovava lì ogni giorno, accanto alle vetrine di Tamburini – una delle gastronomie più rinomate della città, con il bel tempo, con la pioggia e persino sotto la neve, con il capo chino e il suo cappello in mano.
Nonostante le tante critiche ricevute, anche dal suo ambiente, da chi diceva che sembrava più un barbone che un sacerdote, padre Marella ha sempre continuato a credere nella generosità dei bolognesi e nell’importanza della sua missione: grazie a quelle donazioni i suoi ragazzi potevano mangiare e costruirsi un futuro, era questo quello che contava.
Alla morte di padre Marella, il tanto amato padre Gabriele ha continuato la sua missione all’Angolo, portando avanti l’eredità di un piccolo e umile angolo nel frenetico centro di Bologna, che in mezzo a tutto quel caos continuava a rappresentare un punto di riferimento sicuro, in cui tornare all’essenziale della propria vita, in cui riscoprire ogni giorno la bellezza della solidarietà, in cui incontrare sempre un sorriso rassicurante e pieno d’amore.
Oggi, l’eredità di padre Marella e padre Gabriele continua grazie all’impegno e alla dedizione dei nostri diaconi e volontari, che ogni mattina, a turno, animano con la loro presenza e il loro servizio questo punto di incontro, scambio e solidarietà nel cuore di Bologna nel quale oggi è possibile vedere anche un bassorilievo in bronzo che ritrae proprio padre Marella mentre chiede l’elemosina e una targa con la scritta ‘Marella, padre dei poveri’.
L’Angolo è molto più di un semplice luogo, è un simbolo di dedizione, amore e speranza che continua a ispirare tutti noi.